21 Settembre 1898 BENEVENTO nasce Goffredo COPPOLA

21/9/2023

Frequentò la Facoltà di Lettere
dell'Università di Napoli, e qui
fu attratto allo studio delle
lettere greche dall'insegnamento
dei "vitelliano" Alessandro
Olivieri, il quale suggerì al
discepolo l'amore pel teatro
comico e l'interesse per la
papirologia. Coppola aveva,
peraltro, alle spalle, quando
intraprese il proprio tirocinio
di filologo classico,
un'esperienza onorevole di
combattente (pluridecorato nella
Grande Guerra) Vincitore, nel
1921, del premio Cantoni
amministrato dagli Orvieto (amici
del Vitelli) e bandito
dell'Istituto di studi superiori,
a Firenze subito si trasferì ed
iniziò quella "collaborazione,
durata nove anni, dal '21 al '29,
nella Scuola papirologica
fiorentina" (Cirene, p. 16):
diligentissimo, agiografico,
allievo del Vitelli, sin da
quando, con altri condiscepoli,
fu l'editore e il recensore sul
Marzocco del volumetto di versi
greci e latini del maestro,
mettendone in luce il recente
Fascismo e l'ammirazione per
Mussolini. In questi anni
Coppola, tuttavia, lavorò sodo e
seriamente, studiando e
commentando testi,
prevalentemente papirologici, di
poesia comica classica e di
poesia efienistica, non senza
escursioni, però, in campo
"cristiano" con gli scritti su s.
Basilio (cui si raccordano i
successivi Documenti del
Cristianesimo primitivo, Bologna
1935, utile silloge documentaria,
ad integrazione e a rincalzo d'un
corso universitario coevo sulle
lettere di San Paolo. Libero
docente di letteratura greca nel
'29, questa disciplina professò
prima da incaricato (1929-1931),
poi, vinto regolare concorso, da
straordinario all'università di
Cagliari (anno accad. 1931-1932).
Il maggior frutto del soggiorno
in Sardegna fu la memoria su La
grotta della Vipera e l'edizione
delle iscrizioni latine e greche
ivi incise (nei Rend. d. Acc.
naz. d. Lincei, 1932), che non
sfuggì al benevolo giudizio di G.
De Sanctis (Scritti minori, VI,
2, Roma 1970, pp. 841 ss.). Nel
frattempo, resosi vacante
l'insegnamento della letteratura
greca nella Facoltà bolognese,
con decorrenza dal 1° nov. 1932,
vi fu chiamato Coppola. Da
Bologna non si mosse più: e la
sede, se non la cattedra, decise
della sua vita. Da questi anni
data, infatti, la militanza
squadristica, che non alieno,
anche per certo suo "bello
scrivere", dal collaborare a
quotidiani e periodici non
tecnici (in ispecie la Nuova
Antologia, in cui recensì le
scoperte papirologiche dei
Vitelli, nel 1931 e nel 1932, e
ne pianse la morte nel fascicolo
del 16 sett. 1935, pp. 312-316;
nonché le riviste dell'Ojetti,
Pegaso e Pan), forte
dell'amicizia di alcuni gerarchi
approda alla terza pagina del
Popolo d'Italia. Vi contribuirono
anche le occasionalità del
centenario carducciano (donde la
cit. Cimossa, cui P. Treves
dedicò una severa recensione
sulla Nuova Italia, VII [1936],
pp. 229 s.) e dei bimillenario
augusteo (cfr. L'erede di Cesare,
Bologna 1937). Lo stesso volume
callimacheo (Cirene e il nuovo
Callimaco, Bologna 1936, benché
uscito con la data del 1935),
serio nella ricostruzione degli
Aitia e della loro cronologia
compositiva, ( Coppola era stato
ospite delle organizzazioni
fasciste in Cirenaica l'autunno
dei '34) e di nazionalismo
colonialistico (donde l'elogio di
Graziani; cfr. pp. 51 ss., 57, 60
s., 71, ecc.). Il primo volume
(Il teatro di Aristofane, Bologna
1936) è, per confessione
medesima, un tentativo
d'interpretare l'opera e le
figure dei predecessori di
Aristofane, soprattutto Eùpoli e
Cratino, e di ricostruire alcuni
elementi esternamente, o
tecnicamente, costitutivi della
commedia antica, il coro, la
parodos, la parabasi, ecc.
Coppola data la "poscritta" al
Callimaco al "77° giorno
dell'assedio economico", durante
il quale scrisse sul Popolo
d'Italia articoli
antisanzionistici ed
antibritannici contro "il
filologo ginevrino" Gilbert
Murray. Benché alle soglie di
quest'ultima dettasse per Il
Popolo d'Italia (19 ag. 1939) un
decoroso articolo sui nuovi
frammenti fiorentini delle
cosiddette Elleniche di Ossirinco
(cfr. M. Gigante, in Gnomon,
XXXVII [1965], p. 246 n. 3),
privilegiando la "romanità" è
assai probabile che valutasse la
chiamata a Roma del Funaioli con
il proposito di trasferirvisi, a
partire dall'anno accademico
1940-41, cioè dopo il ritorno
dalla campagna sul fronte
francese del giugno 1940. Un
altro notevole lavoro "latino" è
la memoria su Ilteatro tragicoin
Roma repubblicana (Bologna 1940),
un cui avant-goût si legge nel
volume miscellaneo Italia e
Grecia (Firenze 1939, pp. 91
ss.). Qui è sovente acuta e
felice anche per le indubbie sue
doti di traduttore, l'analisi
stilistica del vortitbarbare dei
maggiori tragediografi latini
(Ennio, Pacuvio ed Accio). La
monografia su Augusto (Torino
1941), trasparente allegoria al
fascismo che manifesta già nella
dedica ai "compagni di guerra
sulla fronte occidentale",
ondeggia fra il romanzoe la
traduzione. Nel 1943 aderì alla
RSI, che lo ebbe prorettore dal
24 genn. 1943 al 24 genn. 1944,
quando il governo lo promosse
Rettore a Bologna . Del suo
impegno repubblicano, condiviso
dal collega archeologo P. Ducati,
è documento il proposito di
sostenere, oltre che di
predicare, la resistenza ad
oltranza ancora nell'aprile del
1945. Seguendo la colonna con i
gerarchi per tentare l'estrema
difesa nel ridotto di Valtellina,
viene catturato ad opera dei
partigiani e fucilato sul
lungolago di Dongo.