IN MEMORIA DI UN CADUTO PER LA PATRIA CONTRO IL SOVVERSIVISMO

19/6/2022

Domenica 19 Giugno 2022, in località Berardelli, nel Comune di Magliano Sabina (Rieti), si è tenuta un’importante cerimonia di ripristino del monumento in ricordo del Carabiniere Reale Nazzareno Rosati, originario di Giano nell’Umbria (Perugia), di 21 anni, barbaramente assassinato in una vile imboscata comunista:
“La sera del 18 Maggio 1921, un autocarro militare trasportava da Rieti a Magliano Sabino [sic] Carabinieri e Agenti per ristabilire l’ordine pubblico in seguito a gravi incidenti avvenuti tra fascisti e sovversivi. Intanto, in località Belardelli [sic; leggasi “Berardelli”] era stato teso un agguato da parte dei sovversivi i quali, scaglionati lungo le siepi laterali della strada, per un tratto di oltre 500 metri, visto l’autocarro militare, ritenendo si trattasse di fascisti, iniziarono l’attacco a colpi di fucile e rivoltella. Rimessisi della sorpresa i militari poterono, in breve, fare uso delle armi e sbaragliare gli attaccanti, ma nel conflitto lasciva la vita il Carabiniere Rosati e gli altri quattro controscritti [Vincenzo Greco, Giuseppe Izzo, Gervasio De Vito e Gerardo Calandriello] rimasero gravemente feriti” (G.A. Chiurco, Storia della Rivoluzione fascista. Anno 1919, Vallecchi, Firenze 1929-VII, vol. I, pagg. 279-280).
Il luogo della vile imboscata oggi (Strada Provinciale 54; tratto Berardelli – Madonna degli Angeli)

Rosati venne riconosciuto durante il Regime nell’elenco dei Carabinieri Caduti per la Causa del Fascismo e alla sua memoria, sul luogo dell’omicidio, il 17 Maggio 1933-XI E.F., venne eretta una stele, poi “scomparsa”. Dopo tanti anni, finalmente il suo nome torna alla venerazione delle popolazioni reatine. Analoga vicenda, della quale abbiamo già parlato, del Carabiniere Alcibiade Cavalieri al quale, nel Maggio scorso, è stata dedicata la Sala consigliare del Comune di Graffignano (Viterbo).
Della storia di Nazzareno Rosati, dopo di decenni di obbligato oblio, si è cominciato a parlare solo grazie agli studi del Dott. Pietro Cappellari (cfr. Rieti repubblicana 1943-1944. La Repubblica Sociale Italiana sull’Appennino Umbro-Laziale, Herald Editore, Roma 2015), che ha ricordato come nel “giardino dei Martiri fascisti” esistente all’epoca al fianco della Prefettura di Rieti, v’erano posizionati quattro busti di Caduti per la Causa nazionale: quelli degli squadristi Pierino Fantini e Nazzareno Ilari e quelli dei Carabinieri Reali Nazzareno Rosati e Sabatino Sgavicchia, tutti assassinati dai socialisti.

Per anni meta della devozione pubblica, il 27 Luglio 1943, dopo la caduta del Regime, il “giardino dei Martiri fascisti” fu oggetto di un tentativo di profanazione da parte degli antifascisti. Davanti alla folla urlante che tentava di vandalizzare il giardino, però, si pose Vittorio Fantini, il giovane figlio di Pierino, che, da solo, a calci e pugni, respinse la massa. Ci pensò poi il Prefetto, sul finire dell’Agosto 1943, a far sparire per sempre i quattro busti in bronzo. Solo uno, quello di Pierino Fantini, venne salvato dalla famiglia; mentre degli altri tre si è persa traccia.
Oggi, presso la sede dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Rieti, si conservano solo i due calchi in gesso dei busti dei Militi Rosati e Sgavicchia.
Stessa sorte, per odio antifascista, ebbe la stele marmorea di Berardelli.
A centouno anni dal tragico evento che vide la morte del giovane Carabiniere Reale, la stele ritorna a splendere sul luogo del vile crimine, per perpetuare alle giovani generazioni il ricordo del suo sacrificio, abbattendo finalmente l’odio partigiano che ne ha cancellato la memoria.
In questo 1922 così ricco di eventi, il Comitato pro Centenario 1918-1922, plaudendo all’iniziativa di riconciliazione con la nostra storia, si è recato, il 24 Giugno, al cospetto del manufatto rendendo omaggio a tutti i Caduti per la Causa nazionale.