IN RICORDO DI LUCIANA MINARDI (e di Oscar Zanoli!)

1/3/2021

Cara Luciana,
cara amica, così mi viene di chiamarti; concittadini, coetanei, i nostri sedici anni, stessi ideali, stessa fede, stessa scelta, volontari nell’esercito della Repubblica Sociale Italiana: come vedi non manca nulla per essere due buoni amici. Amica anche perché, per me, sarebbe difficile dialogare con te, che sei nel cielo dei Martiri. Le tue toccanti lettere riportate nel libro di Italo Merli, “Il palcoscenico del Bel Paese”, che scrivesti allora ai tuoi cari, mi hanno riportato con la mente a quei giorni, all’otto settembre 1943, giorni vissuti nell’angoscia, dove tutto crollava attorno a noi … poi apparvero sui muri di Imola manifesti che invitavano i giovani: “Arruolati anche tu per l’Onore d’Italia nelle Forze Armate della RSI”, e altri ancora. Stava nascendo, Luciana, la nostra Repubblica. Poi cominciarono a circolare per Imola giovani e vecchi squadristi in camicia nera. Qualche rara moto-carrozzetta tedesca passava veloce sulla via Emilia. Il Regio Esercito non esisteva più. In cielo formazioni di bombardieri anglo-americani, incontrastati, si dirigevano sulle città del nord, a sganciare ordigni esplosivi. Giovani, meglio dire adolescenti, come noi, sentivamo di essere davanti a una scelta. Da che parte stare? Non avemmo dubbi, per l’Onore d’Italia. Dopo la lettura delle tue lettere, e avendo conosciuto la tua storia, mi proposi di venirti a trovare. Ma dove? Non sapevo. Chiesi di te. Una ex ausiliaria mi indicò il cimitero della Certosa di Bologna. Sono venuto, in quel sotterraneo malamente illuminato. La lapide con inciso il tuo nome:
“MINARDI LUCIANA”
“Δ 26 · 9 · 1928 Ώ 26 · 5 · 1945”
Niente di più. Mi ricordai le parole contenute nelle tue lettere: “lavoro molto, lo faccio per i ragazzi che combattono. A sera sono stanca ma contenta”. Rifiutasti la mensa ufficiali perché desideravi stare con semplici soldati. Poi il triste episodio del sacerdote ucciso dai partigiani. Quanto dolore provasti. Il prete ti stimava perché eri una brava ragazza. Dicevi “una volta ero orgogliosa di essere Italiana; ma ora …”. I primi dubbi. Sai, Luciana, davanti a te, quasi quasi mi vergogno, io uscii vivo da quel mattatoio, dove sparivano intere famiglie. Un Angelo mi prese per mano e mi portò in salvo. Un Angelo per te non venne, giunse invece Caino, che spietato Ti uccise. Ma tu eri un Angelo e gli Angeli ti riebbero in cielo. Non accettasti lo scambio, per aver salva la vita: il tuo rifiuto, per me, santificò la Tua breve esistenza. Gli Angeli non conoscono l’odio … gli Angeli perdonano. Che fare per ricordarti degnamente? Feci circolare le tue lettere fra amici. Con un gruppo di essi siamo venuti, per ricordarti. Mentre uno di loro leggeva i tuoi scritti, notavo il marmo che ti copre: era stato tirato a lucido, qualche amico aveva provveduto. Poi si udì forte “Camerata Luciana Minardi”, e ancor più forte, “Presente”. Io mi ero emozionato, gli occhi velati e un nodo in gola, mi impedì di pronunciare “Presente”. Te lo dico ora: “Camerata Luciana Minardi” “Presente”. E “Presente” pure alle Ausiliarie che subirono la tua stessa sorte. Un giorno, quando Dio vorrà, ci incontreremo. Ti guarderò negli occhi e ti dirò: “non ho tradito”.
Oscar Zanoli
Ardito BTG Forlì RSI