EROI ITALIANI DELLA GUERRA DI SPAGNA: BRUNO GRILLI

19/4/2020

di Pietro Cappellari

Milioni di Italiani si recano ogni anno per turismo in Ispagna, una terra meravigliosa che ha profondi legami con la nostra Nazione. Molti hanno come meta Barcellona, una città alla moda certamente, che ha anche un importante profilo culturale. Qualcuno, probabilmente, ha visitato la Sagrata Familia ed è rimasto incantato dallo spettacolo architettonico che dona al visitatore. Una vera e propria meraviglia, un tesoro immenso, un patrimonio dell’umanità. Pochissimi sanno che, il 20 Luglio 1936, gli anarchici incendiarono il sacro edificio in odium fidei, distruggendo gran parte del tempio, compreso lo studio di Antoni Gaudí con tutti i progetti per proseguire i lavori. Questa breve introduzione ci serve per tornare a parlare di un evento rimosso dalla coscienza europea: la guerra civile spagnola che insanguinò la penisola iberica tra il 1936 e il 1939 e, in particolare, per ricordare i crimini contro l’umanità commessi dai “rossi”, ossia le milizie anarchiche, socialiste, comuniste e sindacaliste che, insorte per difendere la Repubblica attaccata dalla sollevazione militare di Francisco Franco, si lasciarono andare in una serie di stragi ed atti barbari come mai la storia contemporanea aveva visto prima, se non - guarda caso - nelle mattanze compiute dai bolscevichi in Russia all’indomani della rivoluzione leninista. Durante la guerra civile spagnola, i “rossi” si lanciarono in una persecuzione religiosa che non ha precedenti. Una violenza cieca che portò nelle aree da loro controllate alla distruzione del 70% degli edifici di culto e all’uccisione di quasi diecimila persone, tra le quali 13 Vescovi, 4.184 Sacerdoti e Seminaristi, 2.365 religiosi, 283 religiose e diverse migliaia di laici di entrambi i sessi, il cui numero è tuttavia impossibile precisare. Molti di loro saranno beatificati tra il 1987 e il 2019, durante i pontificati di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. A tutt’oggi, tra i martiri assassinati dai “rossi”, si contano 11 Santi e 1.902 Beati. A questi martiri della fede, ovviamente, si devono aggiungere tutti gli altri “nemici del popolo” uccisi a decine di migliaia solo perché portatori di un’idea politica diversa o semplicemente perché etichettati come “padroni”. L’Alzamiento Nacional del 18 Luglio 1936, scatenatosi all’indomani dell’omicidio del Deputato monarchico Calvo Sotelo da parte dei socialisti, fu l’atto iniziale della guerra civile spagnola, che si concluse solo il 1° Aprile 1939, con un bilancio di morti spaventoso (oltre 270.000 caduti/vittime) e con la vittoria dei nazionalisti. La guerra civile spagnola non fu, ovviamente, solo un conflitto tra Spagnoli. In questo scenario bellico si andarono a formare due grandi blocchi internazionali, facendo di questa contesa una vera e propria sfida tra due opposte visioni del mondo. Fin dai primi giorni, l’Italia appoggiò gli insorti militari contro i “rossi”, fornendo subito armamenti e mezzi, fino ad arrivare a schierare sul campo di battaglia il famoso CTV (Corpo Truppe Volontarie) che si dimostrerà determinante per la vittoria del Generalissimo Franco: più di 72.000 uomini, 3.000 caduti, 11.000 tra feriti e mutilati. Ben presto, con i nazionalisti si schierò anche il Reich germanico, mentre al fianco della Repubblica si posero la Francia e l’Unione Sovietica. Una guerra civile si tramutò così in un conflitto ideologico dove da una parte si trovarono gli Stati fascisti e dall’altra l’URSS e le “grandi democrazie”, che non esitarono ad allearsi con i comunisti e a chiudere gli occhi davanti ai crimini contro l’umanità commessi dai “rossi”, per difendere la legittimità internazionale della Repubblica. La decisione italiana di appoggiare i militari insorti non nacque in un contesto di “simpatia politica”. Tra chi insorgeva contro i “rossi” vi erano monarchici, nazionalisti, conservatori, tutto il carrozzone della destra borghese e clericale spagnola e solo i falangisti potevano vantare una contiguità ideologica con il fascismo italiano. Più che una decisione politica, fu una decisione geopolitica. Di là delle pressioni attuate dalla Santa Sede, che pure ci furono e vennero assecondate dal Regime.
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Il fatto che la Spagna cadesse nelle mani del comunismo, dopo che in Francia aveva vinto il Front Populaire (Maggio 1936), sarebbe stato un problema di impossibile soluzione, completando l’accerchiamento e l’isolamento dell’Italia da Est ad Ovest.
Le carte della Federazione dei Fasci di Combattimento di Perugia, conservate presso il fondo Mostra della Rivoluzione fascista dell’Archivio Centrale dello Stato, ci permettono di tornare su questo argomento e, in particolare, sul volontario ed eroico sacrificio dei soldati italiani in quella che passò alla storia con il nome di Cruzada spagnola1. Perugia, infatti, fu la patria di una delle 38 Medaglie d’Oro al V.M. concesse ai Volontari del Regio Esercito e della Milizia durante la guerra civile: Bruno Grilli. Nato a Perugia il 15 Gennaio 1914, dove frequentò le prime classi del Regio Istituto Tecnico, Grilli si trasferì a Fermo presso il Regio Convitto Industriale dove conseguì brillantemente, nel 1934, il diploma. Ufficiale della premilitare dell’Opera Nazionale Balilla di Perugia, fu destinato al Corso Allievi Ufficiali di Artiglieria di Brà (Cuneo) per adempiere agli obblighi di leva. Compì il servizio di prima nomina nel 1° Reggimento Artiglieria della Divisione “Cacciatori delle Alpi”, tra Perugia e Foligno, “ovunque facendosi apprezzare da superiori e commilitoni per il suo carattere sereno e leale, per la sua non comune intelligenza e per la sua inesausta fede negli immancabili destini della Patria”. Assunto da pochi mesi presso la Società Industriale Carburo di Ascoli Piceno fra il personale direttivo, dopo lo scoppio della guerra civile spagnola lasciò il lavoro per arruolarsi Volontario. Il 28 Giugno 1938, fu destinato al III Gruppo di Artiglieria d’Assalto “Littorio”, Comandante di Sezione Obici 100/17. In terra di Spagna “partecipò a tutte le più aspre battaglie lì combattute nel nome della civiltà fascista e del Duce, riscuotendo sempre l’elogio dei superiori e l’ammirazione degli umili per l’indomito coraggio dimostrato in ogni circostanza”. Il Sottotenente di complemento Bruno Grilli del Reggimento Artiglieria d’Assalto “Littorio” cadde a Monte Fosca, nei pressi di Seròs (Lleida), il 31 Dicembre 1938, mentre infuriava la Battaglia di Catalogna che di lì a poco avrebbe visto il trionfo delle armi italiane, la disfatta dell’esercito “rosso”, la conquista di Barcellona premessa dell’eclissi della Repubblica.
Assegnato presso il Maggiore Adriano Lerz che era stato colpito dall’entusiasmo, dall’ardimento e dalla sua fine educazione, all’inizio del combattimento di Seros chiese ed ottenne di essere inviato in trincea quale capo pattuglia di collegamento con la Fanteria e partì nella notte dal 22 e il 23 Dicembre 1938. Ferito avrebbe potuto chiedere di essere ricoverato all’ospedale; preferì, vincendo le amorevoli denegazioni dei superiori, restare sul campo di battaglia e dell’onore e la mattina del 31 Dicembre avutone l’assenso del Colonnello Comandante partì per il Monte Fosca. Durante un violento contrattacco nemico una scheggia di granata gli recideva completamente l’arto superiore destro e gli produceva gravissime lesione degli organi interni. Nonostante la gravissima mutilazione subita, a chi si avvicinava per confortarlo egli ripeteva: «Non è nulla, continuate voi», solamente fiero, come ha scritto il Caporale Dragoni che fornì i primi aiuti a quel corpo orrendamente maciullato, di aver cercato di fare tutto per il trionfo della causa fascista. Ed a sera, al termine della sua gloriosa giornata terrena, saliva al Cielo degli Eroi con il nome della madre e dell’Italia sulla bocca. La sua salma ammantata dai colori dell’Italia, riposa nel cimitero di Torrebesses affidata alla cavalleresca pietà del popolo spagnolo.
Di Bruno Grilli l’allora Maggiore Miriano scrisse: “Io che ho avuto l’onore di avere alle dipendenze l’eroico scomparso, ho avuto modo di apprezzare le sue spiccate doti di mente e di cuore, la sua passione per la vita militare ed in special modo per l’Artiglieria. Lo ricorderò sempre con grande affetto e con grande rimpianto”.
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Il Federale del PNF di Perugia evidenziò come “la sua fede nella vittoria e l’entusiasmo dimostrato fino alla morte da questa magnifica figura di combattente, sono la sintesi più bella degli alti sentimenti che hanno animato questo autentico fiore della nostra terra e dell’Italia di Mussolini”. Alla sua memoria venne conferita la Medaglia d’Oro al V.M. con la seguente motivazione:
“Volontario di Guerra in terra di Spagna, si distinse per l’ardente entusiasmo, lo spirito fascista, la fede nella vittoria. Offertosi capo pattuglia di collegamento con la Fanteria, fu colpito da scheggia di granata nemica insieme ad altri uomini della pattuglia. Provvide personalmente allo sgombero dei feriti ed egli, rifiutando ogni cura, continuò il proprio compito fino al termine del combattimento. Dopo qualche giorno volle insistentemente essere ancora capo pattuglia, in zone intensamente battute da mitragliatrici ed artiglierie nemiche finché durante un contrattacco, una scheggia di granata ne troncava la giovane esistenza. Ai colleghi subito accorsi per confortarlo, rispondeva: «Non è nulla, continuate voi»”. (Seros - Monte Fosca, 23-31 Dicembre 1938-XVII).
Tra il 1940 e il 1945 la Scuola Materna S. Croce di Perugia (Via dell’Asilo) assunse il suo nome per tramandare alle giovani generazioni il luminoso esempio dell’eroe. Durante la Repubblica Sociale Italiana il CVIII Battaglione Genio Fortificazioni Campali di Perugia prese il nome di “Bruno Grilli”. Oggi, presso il monumento nazionale istituito dal Ministero della Difesa nel 1967, la cosiddetta Strada degli Artiglieri, in località Costa Violina di Rovereto (Trento), è presente una lapide che ricorda il suo sacrificio per la Patria.
Pietro Cappellari

1 ACS,Mostra della Rivoluzione fascista, b. 7, f. 63 - Perugia, sf. 19 - Grilli.